Il Palazzo Petrignani di Amelia, risalente al XVI sec., rappresenta una testimonianza tre le più pregevoli, delle influenze dalla corrente manieristica sugli edifici nobiliari in Amelia. La facciata principale è articolata su quattro livelli orizzontali divisi in cinque file di finestrature lungo la verticale ed è eseguita con muratura in laterizi a cortina, le altre facciate sono realizzate in muratura in pietra locale.
Alle sale del piano nobile si accede dall’ingresso secondario di Via del Duomo.
Le sale sono otto e tutte visitabili. I soffitti a volta presentano delle decorazioni a grottesche come imponeva lo stile del tardo manierismo.
Le vicende costruttive del palazzo sono strettamente legate a quelle dei membri della famiglia Petrignani, specialmente di Fantino e di Bartolomeo. La costruzione fu iniziata nel 1571 per volontà di Bartolomeo, finanziatore del lavoro era Fantino.
Alla sua morte, nel 1601, i lavori vennero interrotti. Nel 1603 gli eredi, trovando il palazzo non terminato e in condizioni precarie, decisero di disfarsi dell’immobile vendendolo al Monte di Pietà.
Successivamente il palazzo cambiò diversi proprietari che non modificarono la persistenti divisione; attualmente è di proprietà del Comune.
I caratteri stilistici degli affreschi delle sale denotano la successione nelle lavorazioni di diverse maestranze e sono sempre stati attribuiti alla Scuola dei Fratelli Zuccari, probabilmente per la somiglianza del ciclo amerino con quello ben più importante e famoso di Palazzo Caprarola, ma i recenti studi confermano l’attribuzione a maestranze locali, primo periodo a Tarquinio Racani e poi a Marzio Ganassini. La decorazione si inquadra nel puro stile manieristico con riferimenti che attingono alla mitologia e all’allegoria per celebrare la famiglia Petrignani e il suo più illustre membro Fantino e fa riferimento come era d’uso tra il 1500 e il 1600 al grande patrimonio di incisioni di artisti italiani,e soprattutto, fiamminghi.
Inoltre, il Mons. Fantino è noto dai biografi di Caravaggio perché fu uno dei suoi protettori, quando il giovane pittore arrivò a Roma.